Vernissage 6 Aprile 2024 Mostra di Robografie: L’Occhio Virtuale
Mostra dal 6 al 20 Aprile 2024
Acireale – Corso Savoia 4
Santi Spartà
Dal 6 al 20 aprile 2024 presso la Galleria d’arte OPERA’, sita in corso Savoia n 4 ad Acireale saranno esposte quaranta opere generate con tecniche di Intelligenza Artificiale a partire da composizioni poetiche.
Certamente un modo inconsueto di adoperare una tecnologia che già oggi ci interroga e impone scelte inedite, per evitare che una straordinaria opportunità di trasformi in una pericolosa e incontrollabile arma a doppio taglio.
L’esposizione, dal titolo “L’occhio virtuale: l’interpretazione inconsapevole” è stata ideata da Santi Spartà, un fisico che da alcuni anni si occupa di applicazioni di IA, ed intende esplorare le possibilità offerte dai cosiddetti “algoritmi generativi”, capaci di produrre immagini con impressionante livello di dettaglio a partire da richieste testuali adeguatamente fornite da un essere umano.
Tali “creazioni” possono essere prodotte imitando tecniche pittoriche di stili diversi e di artisti famosi e perfino con combinazioni complesse di diverse scuole pittoriche, con risultati in grado di suggerire anche all’occhio più disincantato sensazioni assai vicine a ciò che siamo soliti definire emozione o godimento spirituale.
D’altra parte, come affermato da Spartà, il software generativo è completamente inconsapevole del risultato ottenuto e del suo potenziale valore artistico, in modo non dissimile da come lo è un pennello in mano ad un pittore. Ed è lecito dunque chiedersi se un prodotto così ottenuto possa essere considerato o meno Opera d’Arte: forse non diversamente da quanto accaduto con l’avvento della fotografia, alla fine dell’800.
Un giorno non lontano, le tecniche pseudo-artistiche prodotte da algoritmi potrebbero forse stimolare forme inedite di interpretazione della realtà, in maniera simile a quanto avvenne con l’impressionismo o le rappresentazioni disintegrate del primo novecento, in un mondo che assisteva attonito al crollo degli imperi centrali e alla coeva scoperta della frantumazione dell’átomos.
L’interpretazione inconsapevole del verso poetico è dunque in qualche modo una nuova frontiera verso la quale dirigersi senza timore di perdere l’umanità ma, forse, di riscoprirne il senso più profondo.
Galleria Fotografica
Santi Spartà, “Ninni” per gli amici
Nato prima dell’inizio dell’era spaziale, quando la sera bastava alzare lo sguardo per scorgere la collana di perle celesti della Via Lattea e non era ancora possibile confondere una cometa con un satellite artificiale, Santi Spartà – per gli amici Ninni – è nato tra gli scogli di Acitrezza, la patria dei Malavoglia che in quel tempo era una sorta di cartolina illustrata, di quelle che si mandavano ai parenti durante i viaggi e si conservavano poi per sempre nelle scatole di cartone, al posto dei messaggi istantanei e presto dimenticati degli smartphone.
Quando la domenica mattina accompagnava papà sulle colline odorose di primavera per raggiungere un punto dal quale era possibile dominare con lo sguardo i faraglioni che emergevano dal mare limpido e lo aiutava a sistemare il cavalletto che sosteneva la tela sulla quale Mimmo avrebbe dipinto i suoi sogni, Santi cominciava a porsi domande sul perché e il percome delle cose, tanto che a cinque anni – a chi gli chiedeva cosa avrebbe voluto fare da grande – la risposta era sempre la stessa : “lo scienziato atomico”. Che nel 1959 non era come dire il pompiere o il medico.
Questa fissazione giovanile lo ha sempre accompagnato e non sembra volerlo abbandonare. E se le limitate capacità di razionalità formale gli hanno precluso la strada della ricerca “alta”, si è tuttavia dedicato con passione e dedizione all’attività di progettazione e produzione di software e, soprattutto, di esperto in protezione contro i rischi derivanti dall’uso delle radiazioni.
Negli anni ha poi aggiunto lo studio dei rischi delle sorgenti laser, dei campi elettromagnetici, del rumore mentre nell’ultimo periodo, rivangando i sogni suscitati dalle letture fantastiche che lo affascinavano da ragazzo, ha deciso di scorrazzare tra robot e intelligenza artificiale, cercando soluzioni etiche a tecnologie invasive e dirompenti con il supporto degli studi classici, che gli hanno donato una visione umanistica della vita e del destino umano.
Si definisce un sopravvissuto romantico e crede che solo la poesia può placare il tecnicismo esasperato e presuntuoso, continuando a porsi domande e diffidando di quasi tutte le risposte.
Nel frattempo legge e scrive, per puro piacere, fin da quando è passato dalle aste all’alfabeto.
Commenti recenti