Arte, Cultura, Enzo Barnabà

“L’eroismo della Regina Elena di Savoia”, Pobjeda


Traduzione:
Pobjeda, 7 marzo 2009 – cultura
In occasione del centenario del terribile terremoto che distrusse le città di Messina e di Reggio
Calabria)

L’EROISMO DELLA REGINA ELENA DI SAVOIA

Enzo Barnabà

Non si sono ancora spenti gli echi delle manifestazioni commemorative del centenario del
terribile terremoto che nel 1908 distrusse le città di Messina e di Reggio causando più di centomila
morti. Il comportamento tenuto dalla regina Elena in quella occasione è stato uno dei maggiori
soggetti di discussione. Secondo la tradizione, la Petrović, che aveva 35 anni e regnava da 8, svolse
il ruolo di “angelo soccorritore”, un ruolo rievocato e celebrato dal monumento di Antonio Berti
che la città dello Stretto le ha successivamente dedicato. Il marmo bianco di Carrara ritrae una
Elena imponente il cui atteggiamento regale è addolcito dalla semplicità dell’abito da crocerossina
che indossa. I tre bassorilievi del basamento la mostrano consolatrice di un gruppo di ragazzini
imploranti, nell’atto di bendare un ferito e in quello di abbracciare un bambino che ha appena
estratto dalle macerie. Le commemorazioni del centenario hanno però buttato molta acqua sul
fuoco. Andiamo con ordine.
Il terremoto ha luogo all’alba del 28 dicembre. Il giorno successivo, i reali prendono il treno
per Napoli dove pernottano e da dove ripartono con una nave militare alla volta di Messina, città in
cui arrivano nel pomeriggio del 30, trovandosi di fronte a un mucchio di macerie. Secondo la
tradizione, Elena si trasforma in una sorta di Stakanof dell’emergenza: scende a terra e prende a
vagare tra le macerie in cerca di sopravvissuti senza curarsi del pericolo di crolli o del lezzo dei
cadaveri, salva il bambino del bassorilievo mentre una trave le scricchiola sulla testa, trasforma una
nave in ospedale da campo dove benda 300 feriti in 4 ore, si precipita a bordo di un incrociatore
russo ancorato in porto e supplica il capitano di intervenire dicendogli nella sua lingua “Non è la
regina d’Italia né la principessa del Montenegro, ma è una donna e una madre che vi supplica”,
eccetera, eccetera. Già da giorni, Elena sembrava predestinata a compiere questi exploit se è vero,
come si raccontava a corte, che una settimana prima a Roma aveva avuto una sorta di presentimento
e si era preparata per affrontare un improvviso viaggio.
Mito o realtà? Durante le commemorazioni del centenario, lo storico inglese John Dickie è
giunto al punto di negare che ad Elena sia stato concesso di scendere dalla nave. Probabilmente
Dickie esagera, ma è certo che durante quelle ore comincia a forgiarsi il mito di una donna aureolata
di “eterno femmineo regale” e di “regale santità” (non a caso nel 2001 il vescovo di Montpellier ha
messo in moto il processo di canonizzazione) che la innalza a quel ruolo di “madre d’Italia” che
eclisserà in marito nel cuore di milioni di cittadini. Elena, donna semplice dotata di forte istinto
materno, era il pilastro ideale su cui ancorare la costruzione della “catastrofe patriottica”.
L’opposizione parlamentare non mancò di denunciare con puntualità i ritardi e gli sprechi degli
interventi. Il governo Giolitti contrattaccò trasformando i soccorsi in opera patriottica alla cui testa
c’era una regina santa: ogni critica altro non era che un atto antipatriottico aggravato dalla lesa
maestà. I giornali furono sommersi da aneddoti, cronache e disegni che glorificavano enfaticamente
la dedizione di Elena. Si andò anche al di là: l’entità della catastrofe metteva a dura prova il giovane
stato italiano e l’ondata di solidarietà, simboleggiata dall’eroica regina che combatteva in prima
linea, non poteva che rafforzare l’identità nazionale del Paese.

Foto di Maria Tiziana Sidoti
Traduzione di Milena Dragutinović
Trafiletto: La Petrović, che aveva 35 anni e regnava da 8, svolse il ruolo di “angelo soccorritore”, un ruolo
rievocato e celebrato dal monumento di Antonio Berti che la città dello Stretto le ha successivamente
dedicato.
Didascalia della foto: Il monumento dedicato alla regina si trova in largo Seggiola, nel cuore della città.

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